Tragedia Genova, revoca concessione ad Autostrade. Bond Atlantia KO, azione non fa prezzo

 
Crollo ponte Morandi a Genova, Autostrade sottobond Atlantia sotto attacco: la pausa di Ferragosto non ha certo impedito ai mercati obbligazionari globali di prendere di mira le obbligazioni della holding che fa capo alla famiglia Benetton e che controlla Autostrade per l’Italia.  Il susseguirsi di accuse contro Autostrade per l’Italia lanciate dal governo M5S-Lega è culminato d’altronde in un annuncio bomba, arrivato per voce del presidente del Consiglio Giuseppe Conte. “Avvieremo la procedura per la revoca (della concessione ad Autostrade) senza attendere le risultanze in sede penale”. Motivazione: “Non possiamo aspettare i tempi della giustizia”.
L’annuncio è arrivato al termine di un Consiglio dei ministri straordinario che si è svolto nella prefettura di Genova, in cui hanno presenziato anche i vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio e il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Danilo Toninelli.
Che per Autostrade – società controllata da Atlantia, che fa capo alla famiglia Benetton – il dado fosse stato già tratto lo avevano confermato le dichiarazioni infuocate arrivate da più parti dal governo M5S-Lega. Così il ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico, nonché vicepremier Di Maio, qualche ora prima:
“I responsabili hanno un nome e cognome e sono Autostrade per l’Italia”.
“Se non sono capaci di gestire le nostre autostrade, lo farà lo Stato”, aveva tuonato il ministro dei Trasporti Toninelli.
Al termine del CdM lampo, è arrivato così anche l’annuncio del premier Conte sui provvedimenti che l’esecutivo ha deciso di prendere per ovviare alle prime misure di emergenza. Emanato un decreto ad hoc, il “Decreto Genova”, che prevede la nomina di un commissario straordinario per la ricostruzione, lo stanziamento immediato di 5 milioni di euro per la rimozione delle macerie, 12 mesi di stato di emergenza per Genova e una giornata di lutto nazionale, la cui data è ancora da definire.
“Abbiamo voluto riunire il Consiglio dei Ministri qui a Genova per attribuire a questa riunione un valore simbolico, erano collegati quasi tutti i ministri”, ha detto Conte in apertura dando il via alla conferenza stampa successiva alla riunione del Consiglio dei ministri.
Tragedie come quelle del Ponte Morandi sono “inaccettabili” e in una società moderna “non devono accadere. Questo governo farà di tutto affinché non si verifichino più”, ha aggiunto, per poi concentrare il suo discorso sull’attacco contro Autostrade per l’Italia, respinsabile della gestione di quel tratto autostradale che si è trasformato nel palcoscenico di una tragedia immane.
“Avvieremo la procedura per la revoca senza attendere le risultanze in sede penale. Il governo, nell’atto di disporre nuove concessioni sarà molto più rigoroso nella valutazione della clausole. Andremo a rivedere i contratti di servizio e a rendere più stringenti i vincoli”.
Dunque? Dunque, in quella che secondo alcuni critici è già stata definita una purga, ciò che l’esecutivo chiede, prima che la magistratura arrivi alle sue conclusioni, è l’azzeramento dei vertici e della concessione ad Autostrade. Il vicepremier Di Maio dichiara guerra all’intera famiglia Benetton e ai governi precedenti:
“Siccome per la prima volta c’è un governo in Italia che non ha preso soldi dai Benetton, analizzeremo i contratti e siamo pronti a revocare le concessioni e a dare multe fino a 150 milioni di euro”. Non mancano altre dichiarazioni al vetriolo: “Autostrade per l’Italia è controllata da una finanziaria che ha sede in Lussemburgo. Questi neanche le tasse in Italia pagano. Se il ponte era pericolante, Autostrade per l’Italia ci doveva dire che bisognava chiuderlo”.
Il governo i colpevoli, dunque, li ha già trovati. I mercati lo sanno e i bond Atlantia crollano ai minimi assoluti, dopo che nella sessione precedente dello scorso 14 agosto, i titoli azionari avevano già lasciato sul terreno il 10% nei minimi intraday, sospesi due volte per eccesso di ribasso.
Le obbligazioni di Atlantia con scadenza luglio 2027 sono scivolate ieri del 4,01% a 92,8 mentre il bond da 700 milioni con scadenza settembre 2029 perdevano il 4,3% a 91,79. Valori più bassi in assoluto.
Autostrade rischia tra l’altro una multa fino a 150 milioni di euro.

Davvero Autostrade per l’Italia paga le tasse in Lussemburgo?

di   agi.it 15.8.18
Abbiamo controllato le dichiarazioni di Luigi Di Maio, ministro del Lavoro e dello Sviluppo
autostrade tasse lussemburgo
Francesco Fotia / AGF
 Luigi Di Maio
“I responsabili della tragedia di Genova hanno un nome e cognome, e sono Autostrade per l’Italia… doveva fare la manutenzione e non l’ha fatta. Incassa i pedaggi più alti d’Europa e paga tasse bassissime, peraltro in Lussemburgo”. Così ha detto più volte oggi il vice presidente del Consiglio e ministro dello Sviluppo Economico e del Lavoro Luigi Di Maio. Fonti vicine alla società Autostrade per l’Italia hanno precisato che “sia Autostrade per l’Italia che la controllante Atlantia hanno sede in Italia a Roma, dove pagano le tasse”. Come stanno le cose?
Autostrade per l’Italia è una società per azioni che ha sede a Roma, in via Bergamini 50. È soggetta all’attività di direzione e coordinamento di un’altra società per azioni, Atlantia che ha anch’essa sede a Roma, in via Antonio Nibby 20. Atlantia è quotata in Borsa: il 45,46 per cento del capitale è flottante fra diversi piccoli azionisti, in maggioranza provenienti da Stati Uniti d’America e Regno Unito (poi l’Italia).
Fra gli altri azionisti ci sono:
  •  il fondo sovrano di Singapore GIC,
  • gli americani di Blackrock,
  • i britannici di HSBC e
  • la Fondazione Cassa di Risparmio di Torino,
Tutti sotto il 10 per cento. Con il 30,25 per cento l’azionista di maggioranza di Atlantia è Sintonia SA che fa capo alla famiglia Benetton.
Sintonia SA è una finanziaria lussemburghese controllata dalla holding Edizione della famiglia Benetton. Prima della ristrutturazione del gruppo, la società capofila era la Ragione di Gilberto Benetton & C sapa (sede a Treviso); dal 1 gennaio 2009 Edizione Holding spa e Sintonia SA sono state incorporate in Ragione sapa che si è trasformata in Edizione srl.
Ricapitolando, l’azionista di maggioranza di Atlantia che controlla Autostrade per l’Italia è una società lussemburghese, Sintonia SA, che tramite Edizione srl fa capo alla famiglia Benetton. Ma sia Atlantia che Autostrade per l’Italia pagano le tasse in Italia dove hanno la sede legale. In particolare mel 2017 Atlantia ha pagato imposte per 632 milioni di euro (con un tax rate del 30,6 per cento).

B. Carige: fondi decisivi per la sfida assembleare (MF)

Fonte: MF Dow Jones (Italiano)
Anche in questi giorni a cavallo di Ferragosto ferve l’attività dei grandi soci di Carige. È rimasta infatti solo una decina di giorni per presentare le liste in vista dell’assemblea del 20 settembre, una scadenza che si preannuncia decisiva per la banca genovese. Se Raffaele Mincione e Vittorio Malacalza sono determinati a scendere in campo per contendersi la maggioranza nel nuovo board, l’attore decisivo della partita potrebbe essere Assogestioni.
L’associazione – scrive MF – non avrebbe ancora deciso se presentare o meno una lista e proprio per questa ragione sarebbe oggetto di particolari attenzioni da parte dei due contendenti. Oggi infatti una larga fetta del capitale di Carige è in mano a investitori istituzionali, entrati in gran parte nel corso dell’ultimo aumento di capitale da mezzo miliardo e della conversione dei bond subordinati. Tra gli altri ci sono intermediari italiani come Intesa Vita, Fonspa e Generali , una controllata del Tesoro come Sga e soprattutto una pletora di soggetti internazionali tra cui spiccano i nomi di Chenavari (4,9%), BlackRock (0,6%), Dimensional Fund (0,4%), Charles Schwab (0,22%) e altri. Se Assogestioni scendesse in campo, questi voti sarebbero canalizzati in una sola lista anziché disperdersi nelle formazioni di Malacalza e Mincione. Con il rischio che dall’assemblea non esca nessun vero vincitore, perché l’attuale statuto della banca richiede una solida maggioranza per controllare il board. I due sfidanti sono consapevoli di questa possibilità e avrebbero avviato contatti con i principali investitori per sondare le intenzioni di voto e fare incetta di consensi. Per farlo avrebbero messo sul tavolo strategie di medio-lungo periodo, comprese eventuali aggregazioni. Mincione avrebbe scelto di muoversi in continuità con la linea dell’amministratore delegato Paolo Fiorentino, che dovrebbe essere candidato nella sua lista.
Oltre che sul completamento del piano industriale, il finanziere di Pomezia ha scelto di puntare sul tema dell’aggregazione, delineando il profilo dei potenziali partner. Malacalza invece avrebbe scelto di porre l’accento sulle potenzialità di una politica stand alone senza però escludere un matrimonio nel medio termine. Non è escluso peraltro che l’imprenditore piacentino inserisca nella rosa dei candidati per il board il nome di qualche banchiere o ex banchiere (tra gli altri è tornato a circolare da qualche giorno il nome dell’ex amministratore delegato di Bpvi, Francesco Iorio). Gli istituzionali insomma dovranno decidere tra queste due proposte industriali che nei prossimi giorni potrebbero arricchirsi di ulteriori elementi. In ogni caso, come detto, il distacco in termini di voti tra le due liste sarà fondamentale per l’equilibrio della nuova governance. Soprattutto alla luce del fatto che molti degli attuali problemi di Carige derivano dai problemi di governo. Dopo un lungo logorìo a giugno l’attuale consiglio di amministrazione ha cominciato a sgretolarsi pezzo dopo pezzo fino ad arrivare a un soffio dalla decadenza.
red/cce
(END) Dow Jones Newswires
August 16, 2018 02:50 ET (06:50 GMT)

Atlantia: ai Benetton 2 mld di cedole in 10 anni dai caselli (MF)

Fonte: MF Dow Jones (Italiano)
L’investimento nelle autostrade è stato sicuramente tra i più redditizi tra quelli effettuati dalla famiglia Benetton, che tramite le holding Sintonia ed Edizione è ora il principale azionista di Atlantia con una quota circa del 30% del capitale. La gestione della società (ora guidata dall’amministratore delegato Giovanni Castellucci) infatti è sempre stata caratterizzata da un politica dei dividendi molto remunerativa verso i soci.
Basti pensare che per l’esercizio 2017 – scrive MF – è stata pagata una cedola complessiva di 1,22 euro per azione, che ha significato un incremento di quasi il 26% rispetto ai dividendi pagati sul 2016. Non solo, ma nell’aprile scorso Castellucci durante l’assemblea degli azionisti riunita per approvare il bilancio del 2017 aveva apertamente dichiarato che la politica di remunerazione dei soci era una delle priorità assolute per la società. “Riteniamo che nei prossimi anni possiamo continuare a far crescere la politica dei nostri dividendi. E riteniamo che un 10% di crescita sia un tasso sostenibile a partire da oggi”, aveva spiegato Castellucci. Soprattutto è stato calcolato che nell’ultimo decennio dal bilancio 2008 a quello 2017 Atlantia ha pagato tra saldi e acconti un monte dividendi complessivo di poco più di 6,8 miliardi, di cui circa 2 miliardi sono andati nelle tasche dei Benetton. In particolare l’accelerata si è registrata negli ultimi anni (dal 2015 in poi) in cui il monte cedole è andato aumentando parallelamente alla crescita economica della società.
Bisogna anche dire d’altro canto che dai documenti ufficiali di Atlantia emerge chiaramente come il riammodernamento del nodo autostradale di Genova fosse una delle priorità per il management. Nella presentazione agli investitori pubblicata nel 2017 si evidenzia come la cosiddetta Gronda del capoluogo ligure sarebbe dovuto essere il principale capitolo di spesa di Atlantia negli anni a venire per quanto riguarda le autostrade (sia in Italia sia all’estero) con un investimento stimato in 4,3 miliardi.
red/cce
(END) Dow Jones Newswires
August 16, 2018 02:53 ET (06:53 GMT)

Btp e Atlantia nella bufera: grosse vendite di bond

di  firstonline.info 16.8.18
I rendimenti dei titoli di Stato italiani schizzano versano l’alto, accentuando la tensione sul debito – A Piazza Affari tutti gli occhi su Atlantia dopo la revoca della concessione ad Autostrade per la tragedia di Genova – Recupera l’euro, cade l’oro – In Argentina tassi al 45%
Btp e Atlantia nella bufera: grosse vendite di bond
Nel pomeriggio di Ferragosto, nonostante fossero chiuse quasi tutte le Borse europee, sono scattate robuste vendite sul debito italiano. Lo rileva il Financial Times, segnalando che il rendimento dei titoli a due anni è schizzato ai massimi da inizio giugno (1,435%, +16 punti), mentre quello sul decennale è balzato al 3,2%. La tensione sul debito aggiunge così un nuovo elemento al clima drammatico che ha investito il Bel Paese dopo il crollo del ponte Morandi.
Genova, ancora alle prese con il bilancio delle vittime, tenta di riavviare l’economia (almeno 11 miliardi di euro i danni stimati). Piazza Affari, oltre che con lo spread (e con le ricadute su banche ed assicurazioni), oggi dovrà fare i conti con l’emergenza che minaccia di sommergere Atlantia (-5,39% martedì), cui fa capo la gestione del tratto della A10 cui apparteneva il ponte. Oltre alla società controllata dalla famiglia Benetton, che rischia la revoca della concessione e una multa fino a 150 milioni, sono destinate a finire nel mirino dei venditori Autogrill e i titoli controllati dall’altro grande concessionario, il gruppo Gavio, già in forte calo martedì (Sias -3,83% e Astm -2,87%).

ARGENTINA, TASSI AL 45%. A WALL STREET MACY’S -15,9%

È stato una giornata difficile anche per le Borse aperte nel giorno di Ferragosto. I contraccolpi della crisi turca si sono fatti sentire sulle piazze emergenti: il ribasso dell’indice Msci ha superato il 20 % da gennaio. L’Indonesia ha alzato il costo del denaro per la quarta volta da maggio, l’Argentina ha portato i tassi al 45%.
In forte tensione anche Wall Street, che ieri ha accusato nel corso della seduta perdite superiori all’1% prima di recuperare posizioni nel finale. Il Dow Jones ha chiuso con una perdita dello 0,54%, S&P 500 -0,76%, Nasdaq -1,23%. Il tonfo del listino tecnologico è stato provocato dal calo di Tencent, colosso cinese che ha annunciato il primo calo degli utili dopo 13 anni di attività.
Nella old economy soffre Macy’s (-15,9%), che ha registrato utili inferiori alle stime.
In ribasso Tesla (-3,9%) dopo la rivelazione di Fox News secondo cui la Sec ha avviato un’indagine per aggiotaggio a carico di Elon Musk in relazione all’annuncio sul (per ora ipotetico) delisting.

COMMERCI, RIPARTE IL CONFRONTO CON LA CINA

Il rimbalzo è stato favorito dalla notizia che, entro fine mese, riprenderanno i colloqui tra Cina e Usa sui commerci. Una delegazione guidata dal vice ministro Wang Shouwen sarà a Washington a fine agosto per incontrare il responsabile dell’area Affari Internazionali del Dipartimento del Tesoro.
La Borsa del Giappone è in lieve ribasso nel finale di seduta, in allontanamento dai minimi di stanotte: indice Nikkei -0,2%.
Scendono le Borse della Cina, mentre lo yuan rimbalza a 6,89 su dollaro, da 6,93 della chiusura. Hong Kong -0,5%, indice CSI300 dei listini di Shanghai e Shenzhen -0,5%. Ai minimi a Seoul il prezzo di Samsung: il calo di Tencent pesa più di più delle parole di Erdogan, che ha invitato i turchi a boicottare Apple.

IL QATAR FINANZIA ERDOGAN. SI MUOVE ANCHE LA GERMANIA

Anche dalla Turchia arrivano segnali più incoraggianti. La lira è poco mossa, a 6,1 sul dollaro, dopo due giorni di forte recupero. Il Qatar si è detto pronto ad investire 15 miliardi di dollari in Turchia: ieri l’emiro Sheikh Tamin al Thani ha incontrato il presidente Recep Erdogan. Si è mossa anche la Germania, il primo partner commerciale di Istanbul con un interscambio di 37 miliardi: il presidente turco sarà a Berlino alla fine di settembre.

TONFO DI FERRAGOSTO PER IL PETROLIO

Stamane l’euro si apprezza su dollaro a 1,138 da 1,134.
Ieri c’è stato un forte calo dei metalli preziosi e delle materie prime. Il petrolio Brent è scambiato a 71 dollari il barile, in rialzo dello 0,3%, da -2,3% di ieri dopo l’annuncio di scorte Usa superiori al previsto. Il Wti tratta a 65,06 dollari.
Ieri l’dice Energy della Borsa Usa ha subìto un calo del 3,5%, il più profondo dal 5 febbraio. Saipem è stata martedì tra le migliori del listino (+4%). Barclays alza il giudizio a Outperform, dal precedente Underperform, target price a 5,20 euro.
Oro a 1.172 dollari l’oncia, ieri -1,6%. Alla Borsa di Istanbul, gli scambi sul future dell’oro sono

Atlantia: annuncio revoca concessione effettuato senza contestazione specifica

Fonte: MF Dow Jones (Italiano)
Atlantia, in relazione a quanto annunciato in merito all’avvio di una procedura finalizzata alla revoca della concessione nella titolarità della controllata Autostrade per l’Italia, deve osservare che tale annuncio è stato effettuato in carenza di qualsiasi previa contestazione specifica alla concessionaria e in assenza di accertamenti circa le effettive cause dell’accaduto.
E’ quanto si legge in una nota di precisazione diramata dalla società infrastrutturale. “Pur considerando che anche nell’ipotesi di revoca o decadenza della concessione – secondo le norme e procedure nella stessa disciplinate – spetta comunque alla concessionaria il riconoscimento del valore residuo della concessione, dedotte le eventuali penali se e in quanto applicabili, le modalità di tale annuncio possono determinare riflessi per gli azionisti e gli obbligazionisti della società”, prosegue il comunicato.
Atlantia pertanto continuerà a supportare la controllata Autostrade per l’Italia nelle interlocuzioni con le istituzioni in questa delicata fase avendo riguardo anche alla tutela dei propri azionisti e obbligazionisti con una corretta e tempestiva informazione al mercato.
com/cce
(END) Dow Jones Newswires
August 16, 2018 02:29 ET (06:29 GMT)

Autostrade (Atlantia), ecco tutte le anomalie su pedaggi e controlli. Parla il prof. Arrigo

Michele Arnese startmag.it 16.8.18
“Autostrade si controlla da sola in tema di sicurezza, senza alcun ruolo in merito da parte di organismi pubblici. E’ sconcertante . E’ inaccettabile”. Parola di Ugo Arrigo, economista dei trasporti che insegna all’università degli studi di Milano-Bicocca.
Arrigo spiega e approfondisce la questione dei controlli di sicurezza sulla rete autostradale dopo il crollo del Ponte Morandi a Genova e sulla scia di un articolo del quotidiano La Stampa in cui si sostiene: “Autostrade è, di fatto, l’unico controllore di se stesso, esegue con personale proprio ispezioni e (auto)certificazioni, oppure le affida a consulenti pagati dalla medesima società”.
IL NODO DELLA VIGILANZA E DELLE VERIFICHE DI AUTOSTRADE PER L’ITALIA
Che obblighi di vigilanza aveva Autostrade per l’Italia? Chi esegue le verifiche? A queste domande, l’inchiesta di due giornalisti della Stampa e del Secolo XIX risponde così: “Poiché il viadotto è stato realizzato nel 1967, il gestore non deve fornire un piano di manutenzione (il diktat vige per chi ha in carico le strutture nate dal ‘99 in poi). Non solo. Autostrade esegue per legge due tipi d’ispezione, certificate una volta compiute: trimestrale con personale proprio (controlli sostanzialmente visivi) e biennale con strumenti più approfonditi. In quest’ultimo frangente, al massimo, la ricognizione viene affidata a ingegneri esterni, ma alla fine sempre pagati da Autostrade. Né gli enti locali, né il ministero delle Infrastrutture intervengono con loro specialisti. E di fatto non esistono certificazioni di sicurezza recenti che non siano state redatte da tecnici retribuiti da Autostrade per l’Italia”.
DA DOVE NASCE LA NORMATIVA ATTUALE PRO AUTOSTRADE SECONDO IL PROF. ARRIGO
Ma perché sono queste le regole? Quando e perché sono state stabilite? Arrigo ha ricostruito la genesi della normativa: “Quando Autostrade era Iri si controllava da sola in quanto pubblica. Non avrebbe avuto senso che un soggetto pubblico con la mano sinistra (ossia Anas) controllasse un soggetto pubblico con la mano destra”, ha twittato ieri: “Con la privatizzazione il controllo pubblico è invece divenuto indispensabile ma non è stato attivato in quanto immagino abbiano ‘copiato’ la concessione precedente che non lo prevedeva. Non so se questo sia avvenuto per miopia burocratica o volutamente per favorire l’acquirente”.
I DUE FAVORI DI CUI GODE IL GRUPPO ATLANTIA DEI BENETTON
In ogni caso – aggiunge Arrigo con Start Magazine – “almeno due altri grossi favori sono stati fatti all’acquirente, ossia alla società della famiglia Benetton ora Atlantia che controlla la concessionaria Autostrade per l’Italia”. Il primo favore? “E’ stata la vendita senza previa istituzione di un regolatore indipendente dei trasporti, come esplicitamente previsto dalle norme generali allora vigenti sui processi di privatizzazione”. Infatti l’obbligo dell’istituzione del regolatore indipendente ante privatizzazione per le società di servizi pubblici era previsto dall’articolo 1 bis della legge 474 del 1994. “Dunque la privatizzazione di Autostrade avvenne in violazione di questa norma”, chiosa l’economista.
IL BLUFF DELL’AUTORITA’ DEI TRASPORTI
L’autorità di regolazione dei trasporti (Art) è stata istituita (con 17 anni di ritardo) da un decreto legge del 2011, il collegio è stato nominato nel 2012 e l’authority è pienamente operativa dal 2013, osia 19 anni dopo la legge del 2004. Ma c’è una sorpresa, di certo apprezzata molto dalla società Autostrade per l’ITalia: “L’Art ha competenza su tutte le tipologie di trasporto, comprese le autostrade, ma solo per le ‘nuove concessioni’. Non dunque su quelle in essere e tra esse neppure su quella più importante per la quale vi era un obbligo di istituzione ante privatizzazione”.
CONVENZIONI SECRETATE O NO?
In questi giorni si dibatte anche sul segreto delle convenzioni che legano lo Stato alle concessionarie autostradali. E’ vero che sono ancora secretate? Risponde Arrigo: “Tutte le concessioni autostradali sono da sempre secretate e non è possibile sapere all’opinione pubblica cosa prevedono. Il ministro Delrio effettivamente ha finalmente deciso all’inizio di quest’anno di renderle pubbliche. Esse sono state dunque rese disponibili sul sito del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Peccato manchino gli allegati di maggiore interesse., in particolare i piani finanziari che giustificano le tariffe e loro variazioni”. Secondo Arrigo, “solo dai piani finanziari è possibile comprendere se le tariffe e la loro crescita nel tempo sono giustificate o meno e se i concessionari rispettano le promesse di investimento che le tariffe permettono comunque di recuperare”.
TUTTI I DIFETTI DELLE REGOLE SU TARIFFE-PEDAGGI
Ma qual è il secondo favore elargito ad Autostrade? “E’ stato – risponde Arrigo, come ha scritto anche su Twitter – il mantenimento del principio che si possa caricare in tariffa già oggi un investimento che si farà (forse) in futuro. Esso ha senso solo per gestori pubblici non per gestori privati. Andava bene per un sindaco che doveva rifare un acquedotto e che anziché aumentare le tasse ai cittadini aumentava la tariffa dell’acqua potabile, così poteva mettere da parte i soldi per l’investimento. Ma la stessa cosa non ha alcun senso per un gestore privato il quale, una volta incamerata la maggiorazione tariffaria per investimenti futuri inizia a distribuirla sotto forma di dividendi agli azionisti e bonus ai manager”.