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sabato 3 agosto 2013

Bus giù da viadotto: guasto meccanico?

Il bus granturismo volato giù da un viadotto nei pressi diMonteforte Irpino domenica notte, causando 39 morti e decine di feriti gravi, aveva quasi certamente un guasto meccanicoCi sono testimonianze, reperti, c'è la relazione che il ministro per le Infrastrutture, Maurizio Lupi, ha letto ieri in Aula«Il pullman era fuori controllo molto prima del luogo dell'impatto. Lo si vede in maniera evidente da quello che abbiamo potuto verificare».
L'autobus che è precipitato dal cavalcavia in Irpinia ha impattato con il guard rail "presumibilmente" ad una velocità compresa tra i 100 e 110 km orari ma, prima dell'incidente, la velocità tenuta dall'autista era probabilmente nei limiti consentiti. Questo sarebbe emerso dai primi accertamenti degli inquirenti che indagano sulla strage sulla A16. Il pezzo di trasmissione trovato sull'autostrada apparteneva effettivamente al bus.

Pulman audi 1995

Periti al lavoro su due pezzi pullman - I due reperti del pullman sequestrati dagli agenti della Polstradapotrebbero essere pezzi del semiasse che l'autobus, condotto da Ciro Lametta, morto nell'incidente, avrebbe perso circa due chilometri prima di infrangere il guardrail e precipitare da un'altezza di trenta metri. I periti dovranno preliminarmente accertare la loro compatibilità con l'automezzo e successivamente verificare se la loro rottura abbia o meno influito sull'efficienza dell'impianto frenante.

La perizia tecnica che la Polstrada sta predisponendo per il procuratore di Avellino, Rosario Cantelmo, fa anche riferimento al
 tachigrafo del mezzo, rimasto gravemente danneggiato nello schianto, che non consentirebbe di acquisire utili elementi per ricostruire il percorso dell'autobus ed eventuali anomalie registrate durante il viaggio. Ma gli investigatori potranno acquisire elementi di conoscenza circa la condotta di guida dell'autista attraverso i fogli di registrazione precedenti all'incidente che sono stati recuperati.


Perché quell'autobus che era stato costruito nel 1995 e reimmatricolato nel 2008 ha perso pezzi (forse un semiasse, forse la trasmissione) durante i suoi ultimi e fatali metri? Che cosa è successo subito dopo la galleria Monteforte, quando la faticosa salita dell'A16 lascia il posto a una discesa mozzafiato con pendenze di oltre il 10%? Come è possibile che non ci siano tracce di frenata?

FERRAGLIA MORTALE
«Si viaggiava a passo d'uomo, eravamo quasi fermi. Era tutto tranquillo» racconta l'avvocato Marco Stramaccioni, residente a Pofi, nel Frusinate, uno dei testimoni. «Ma ad un certo punto la mia compagna seduta al lato del passeggero mi ha chiesto cosa fosse quel rumore, un rumore di ferraglia, così ha detto. Ho subito guardato lo specchietto e ho visto quel bus impazzito, ho visto che ci stava piombando addosso». I due stavano viaggiando su una Fiat Panda e stavano rientrando in Ciociaria. «Quando ho visto quel bisonte di lamiera puntare verso le auto in coda istintivamente mi sono subito spostato a sinistra e questa manovra forse mi ha salvato la vita perché il bus non ci ha centrato».

per concorso in omicidio plurimo colposo e disastro colposo. Parti del sistema di trasmissione dell'autobus sono state trovate a terra oltre un chilometro prima del luogo dove è precipitato. I pezzi perduti sono stati trovati dal personale di “Autostrade per l'Italia”, in ricognizione per la valutazione dei danni all'infrastruttura. Sono inoltre state rilevate abrasioni sulla barriera laterale a circa 800 metri dal luogo dell'incidente e ulteriori abrasioni sul muro di margine destro in calcestruzzo 500 metri dopo. «Ci sono indagati» ha spiegato il procuratore Rosario Cantelmo. Tra questi il proprietario dell'autobus, parente dell'autista Ciro Lametta. Il quale doveva essere sicuramente lucido per decidere di tentare di rallentare la corsa sulla barriera New Jersey di cemento che, invece, ha ceduto. Il che però riporta sempre al punto di partenza. Che cosa ha causato l'incidente? Gli investigatori non scartano l'ipotesi che il bus, che tornava da Telese Terme e da una gita a Pietrelcina, abbia urtato un oggetto di grosse dimensioni all'uscita della galleria. Questo potrebbe spiegare i pezzi meccanici trovati. Un'altra ipotesi è quella di stabilire se l'autobus, prima di iniziare la sua corsa senza freni, non abbia tamponato un'altra auto o urtato le pareti della galleria. Poco dopo il tunnel, infatti, è posto un autovelox che riduce la marcia a soli 80 km orari. Può essere che l'improvviso formarsi di una coda dovuta ai rallentamenti abbiamo in qualche modo causato una brusca manovra e fatto perdere il controllo del mezzo facendolo sbattere.

CEMENTO DI CARTA PESTA
Ma c'è anche un altro aspetto che la Procura vuole indagare. E cioè capire perché il guardrail di cemento e metallo non abbia retto all'impatto e sia crollato come carta pesta. «Stiamo valutando anche la posizione della società Autostrade» ha aggiunto il procuratore. Anche perché proprio in quel tratto ci sono stati quattro incidenti mortali negli ultimi cinque anni. Troppi per poter pensare sempre a una fatalità. Autostrade ha preferito non commentare, ma gli inquirenti attribuiscono grande importanza alla verifica del sistema di sicurezza della barriera in calcestruzzo posta sul bordo laterale destro del viadotto. La Procura ha sequestrato le immagini dell'incidente riprese da telecamere fisse dislocate lungo il percorso autostradale

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ROMA
«MOLTO PROBABILMENTE
 è colpa del fading». Il professor Enrico De Rosa, docente di ingegneria meccanica all’università Federico II di Napoli, cofondatore dell’Associazione di Ingegneria Forense e da 30 anni perito di decine di Procure della Repubblica in gravi incidenti stradali, punta sui freni come causa scatenante della tragedia.
Professore, cos’è il fading?
«È la perdita del coefficiente di attrito. In altre parole, 
al mezzo sono ceduti i freniL’autista ha azionato il pedale e si è accorto che il bus non rispondeva».
C’è chi parla di 
un guasto al freno idrodinamico. Questo spiegherebbe il pezzo di trasmissione trovato al chilometro 33+650.
«Può anche essere, se si dimostrasse che il pezzo trovato è effettivamente della trasmissione. Io non ho esaminato il mezzo, ma avrei una ricostruzione diversa. Più semplice. 
Dopo un lungo tragitto i freni si sono surriscaldati e s’è manifestato il fenomeno del fading. A quel punto l’autista, essendosi accorto della situazione, si è spostato sulla destra e ha strisciato il mezzo contro il guardrail in cemento, per cercare di ridurre la velocità. Il che, tra l’altro, spiega il perché della porta aperta: l’autista voleva vedere meglio per controllare il più possibile la strisciata».
Ma qualcosa è andato storto.
«Forse l’angolo di impatto con il guard rail, una robusta barriera di tipo New Jersey, è stato troppo pronunciato. È scoppiata una gomma e magari si è rotto un semiasse. Questo spiega il pezzo ritrovato al chilometro 33.650. Dopodiché, perso per perso, l’autista ha proseguito a strisciare, toccando ancora al chilometro 33.400 e poi al 33. Poi ha investito le auto ferme e quindi, anche per questo, ha colpito ancora la barriera, che non l’ha retto, ed è volato giù».
Ma una barriera del genere non dovrebbe resistere anche all’urto di un autobus in corsa?
«Dipende dal tipo di barriera, se è del tipo H2 o H3 lo può e lo deve fare, a patto che la barriera sia correttamente montata e ben manutenuta».Appunto.
«Questo lo si può dire solo se si fa una perizia sui materiali stessi. In teoria è possibile che gli ancoraggi al ponte non fossero ben messi o si fossero per qualche ragione deteriorati. E anche in caso di posa corretta, possono entrare in gioco altri fattori. A volte si aggiungono strati di asfalto sul manto stradale senza rimuovere quelli esistenti e questo innalza la sede stradale, creando un ‘trampolino’. Ma senza una perizia, non si può dire. Comunque mi dia retta, c’è stato un maledetto cedimento dei freni».

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