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sabato 3 novembre 2012

ISOLE SPARSE L'ACQUA SI RIPRENDE IL SUO.

L'Adige «mangia» otto campi Agricoltori sul piede di guerra

RONCO. Protestano i fratelli Aldegheri, che in un anno e mezzo hanno perso 25mila metri quadrati di terreno coltivato. La proprietà situata in golena  è erosa dal flusso dell'acqua che viene deviato da un isolotto Il danno si aggira sui 150mila euro
17/09/2012
Zoom Foto
Ecco come si presenta la sponda erosa dall'Adige, che ha «mangiato» agli Aldegheri otto campi| Anacleto Aldegheri indica l'argine eroso nella golena di Corte Brea
L'Adige, a Ronco, non è mai sazio e continua a mangiare terra quotidianamente. Per questo, alcuni imprenditori agricoli danneggiati dall'erosione del fiume, hanno scritto alla Procura della Repubblica, al Genio civile di Verona, alla Regione e al Comune per sollecitarli ad intervenire. Nell'ultimo anno e mezzo hanno perso infatti oltre 25mila metri quadrati di terreno agricolo, coltivato a seminativo e frutteto, otto campi in tutto. Ed ora passano all'attacco dopo aver contattato invano l'assessore regionale all'Ambiente Maurizio Conte, essere saliti più volte agli uffici del Genio civile ed aver consegnato in Provincia un corposo fascicolo. Niente da fare, non si è ancora mosso nessuno.
I proprietari del terreno, situato nella golena dell'Adige all'altezza di Corte Brea, Anacleto, Nereo e Roberto Aldegheri, hanno visto impotenti, giorno dopo giorno, l'acqua dell'Adige entrare con sempre maggiore forza nella loro proprietà. E strappare, con la furia della corrente, migliaia di metri cubi della loro terra finiti nel letto del fiume. Terra sulla quale coltivavano frutta e cereali, un lavoro che serve loro per vivere. Il problema non è nuovo, ma sta assumendo delle dimensioni devastanti. «Se vogliono lasciare che l'acqua si prenda tutta la nostra terra fino all'argine, che facciano pure, basta che ce la paghino», sbotta arrabbiato Anacleto Aldegheri. Un risarcimento per quegli otto campi inghiottiti dal fiume che oscilla sui 150mila euro e sui quali gli agricoltori non potranno più piantare o seminare alcunché.
Il «bubbone» ha iniziato a prendere forma alla fine degli anni Ottanta, quando, all'altezza di Bionde a Belfiore e di Corte Brea a Ronco, si è formato al centro dell'asta del fiume un isolotto di ghiaia e sabbia, che a distanza di vent'anni è diventato un barriera naturale che impedisce il regolare flusso dell'acqua. Flusso che, deviato dall'isolotto, va a sbattere contro l'ansa che in quel punto forma il fiume, erodendo la golena sulla sponda destra o, per meglio dire, quello che è rimasto di ciò che un tempo era la golena. Un terreno privato, da sempre coltivato dalle aziende agricole degli Aldegheri.
«Abbiamo cercato di fermare in tutte le maniere l'erosione, ma è impossibile, con le nostre uniche forze, arginare la potenza della corrente del fiume», affermano Anacleto, Nereo e Roberto Aldegheri. Occorre dunque un intervento dell'autorità competente e servono soldi pubblici. «Le opere per regimentare questo tratto di Adige», sostiene Roberto Aldegheri, «si pagherebbero da sè: basterebbe estrarre la sabbia e la ghiaia dell'isolotto e vendere il materiale. Ci sarebbe da far soldi, altro che rimetterci».
Arrivati al colmo della sopportazione, gli Aldegheri chiedono a gran voce di pulire l'alveo del fiume, tornando a cavare la ghiaia che forma l'isolotto, causa del loro danno patrimoniale. I funzionari del Genio civile di Verona, interpellati a più riprese dagli Aldegheri, hanno spiegato di non poter intervenire finché il letto dell'Adige non arriva all'argine. Il che vorrebbe dire per loro perdere tutta la loro proprietà in golena. Il sindaco Moreno Boninsegna ha tuttavia promesso agli agricoltori ronchesani «di fare tutto il possibile per interessare della questione i responsabili, in primis la Regione, in modo da cercare di risolvere una volta per tutte il problema dell'erosione della golena di Corte Brea».
Zeno Martini

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