VILLA DEI VESCOVI E IL FAI? | ||
C'è chi ha baciato e si è inchinato al rospo Qualche volo di quaglia baciata c'è stato La sola verità dichiarata dal Magnifico portavoce del FAI? Mandata a ramengo da Italia Nostra Padova Ecco il Retroscena e volano gli stracci tra Istituzioni e il FAI Una domanda al Ministro Galan Chi per social climbing, chi per climbing alla carriera, chi per "amore" o per ignoranza della cultura, chi per amore del portafoglio, chi "soggiogato" dalla munifica magnificenza di conferenze terremotarie targate FAI, accessoriate da presentazione ultra mediatica di un prodotto editoriale, fatto sta che tra il mondo delle sciurette milanesi e delle zantraglie napoletane, mai il climbing verso le alte vette del FAI aveva raggiunto planetari quanto insperati livelli. Livelli quali nella storia del climbing non se ne aveva notizie da anni luce essendo, il climbing, obsoleto, fuori corso. Nella estenuante quanto mai fumosa lunga storia dei "restauri" del FAI a Villa dei Vescovi, fumosa storia andata avanti a singhiozzo durante sei anni, e tuttora non conclusa nonostante il contributo di un miliardo erogato al FAI da ARCUS - attuale Presidente l'ex Ambasciatore Ludovico Ortona - per intercessione dell'assessore al Comune di Padova, Andrea Colasio, mai se ne erano viste tante, e di tutti i colori, come con «l'Affaire Villa dei Vescovi». E mai se ne erano sentite, scritte, e riportate come autentici pezzi di Paradiso dalle cronache dei giornali veneti e padovani, come le invenzioni e le balle colossali spacciate a mezzo stampa dal «Vicepresidente Esecutivo del FAI Marco Magnifico Portavoce e facente funzione di Capo Ufficio Stampa FAI». Ma per un imperscrutabile destino, la verità, qualche volta, si rivolta contro chi l'ha manipolata per suo tornaconto, giocando, la verità, scherzi crudeli quanto imprevedibili e insospettati. E' il "caso", infatti, dell'unica verità dichiarata dal Magnifico cacciaballe sui permessi chiesti dal FAI, un autentico scempio, per la pavimentazione di 300 mq del brolo o «corte esterna» o «corte d'onore» rinascimentale di Andrea da Valle. Permessi prima supervisionati dal Comitato di Settore del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali che ha espresso parere favorevole, poi ottenuti dalla Sovraintendenza e dalla Direzione Regionale Generale del Veneto Orientale, Sabina Ferrari e Ugo Soragni - che come sempre ci leggono, siamo leali -, permessi che, però, con la documentazione di Italia Nostra Padova - Presidente Maria Letizia Panajotti - della Gran Carta del Padovano di Giovanni Antonio Rizzi Zannoni edita nel 1780, hanno subito il prevedibile quanto inesorabile destino, e il discredito per tutti, che permessi, attori, comprimari, comparse e sodali dell'«Affaire Villa dei Vescovi» meritavano. E un tornado, un turbine di tuoni, fulmini e saette s'è abbattuto e scatenato tra varie istituzioni & il FAI. Un fiume in piena, un Niagara le parole grosse - grosse si fa per dire - corse tra SuperFunzionari, Funzionarimezzani, SuperEsperti, Espertimezzani e il FAI. L'unica istituzione, la sola Presidenza uscite indenni, non travolte e stritolate dal Niagara di male parole? Italia Nostra che a un ricevimento ufficiale, tra una tartina marcata Buitoni e un'oliva sarda, giustamente, s'è divorata l'intero FAI: la Presidenza, la Presidenza Onoraria, Magnifico e Domenico Luciani l'architetto designato allo scampato scempio dell'opera di Andrea da Valle. Nel solo momento di mezza verità dell'«Affaire Villa dei Vescovi», infatti, il Magnifico cacciaballe con il dichiarare «La Sovraintendenza ha dato tutti i permessi richiesti» aveva detto la verità, ma con l'aggiungere «solo che ci abbiamo ripensato», la menzogna. Qual'è la verità o la mezza verità allora? La verità è «La Sovraintendenza ha dato tutti i permessi richiesti» come si legge anche sul Mattino di Padova che aggiunge: «Il precedente permesso era comunque stato approvato, sia dalla Soprintendenza che dal Consiglio superiore dei Beni Culturali. Proceduralmente, il Fai era in una botte di ferro».Quindi non è certamente il FAI ad aver rinunciato a realizzare i permessi, ma sono la Sopraintendente Sabina Ferrari e il Direttore Regionale del Veneto Orientale, Ugo Soragni, e dintorni, che alla vista della Gran Carta del Padovano, precipitevolissimevolmente hanno dovuto rimangiarsi e ritirare bagatte, bagattelle, burattini e i permessi esecutivi già dati. Questo è il Retroscena che le cronache dei giornali veneti e padovani hanno nascosto. Perchè? Per servilismo nei confronti del FAI nel cui CdA siedono Bazoli e membri del Gruppo De Benedetti. Praticamente la stampa italiana. Una domanda al Ministro Galan si impone:Come e con quali metodi di lavoro procedono, non dico il FAI, che in lungo e in largo inciampa su strafalcioni storico-culturali, ma come la mettiamo con i SuperFunzionari del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali con il compito di tutelare i Monumenti Storici? Certo è che la Gran Carta del Padovano non è che bisognava andare a cercarla nelle Antille di Sotto o nei mari della Malaisja infestati dai tigrotti di Mompracem, Sandokan, il flemmatico Yanez, da Kammamuri e Tremal Naick: la Gran Carta del Padovano, per merito del lavoro scrupoloso e attento della Titti Panajotti, è sbucata dagli archivi storici della nostrana Biblioteca Civica di Padova.....Colgo l'occasione per ricordare ai vertici FAI che Sabato 16 Aprile 2011 abbiamo chiesto pubbliche scuse e rettifiche del FAI e di Magnifico, dovute al Professor Patrizio Giulini e a me per il discredito diffuso a mezzo stampa con le dichiarazioni di stampo insultante rese dal portavoce del FAI Marco Magnifico sul quale ribadiamo la necessità di dimissioni da tutte le cariche conferitegli dal FAI. Scuse e rettifiche pubbliche che, pur avendo noi atteso "tempi supplementari" amplissimi non sono arrivate. Quindi, come da avviso inviato, e ricevuto, rendiamo pubblico "il Retroscena".http://www.villadeivescovi.net/gran_carta_padovano.htm Cordialmente, Giuliana D'Olcese de Cesare | ||
VILLA DEI VESCOVIIL BROLO NEL VENETO E NEL LAZIOdal Rinascimento ai nostri giorniAndrea da Valle 1567-1579 | ||
IL BROLO NEL VENETO | ||
IL BROLO NEL LAZIOBrolo pensile Palazzo Farnese a Caprarola 1559-1575 | ||
Villa Lante a Bagnaia | ||
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venerdì 20 maggio 2011
VILLA DEI VESCOVI E IL FAI?
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