04/02/2012 -
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Il leader della Lega annuncia: alle amministrative correremo da soli
In Lombardia "per adesso si va avanti". Lo ha detto Umberto Bossi replicando, a chi gli ha chiesto se la Lega continuerà a sostenere il governo della Regione guidata da Roberto Formigoni. E alla domanda se sarà necessario un rimpasto, il Senatur, a Bergamo per un incontro pubblico a cui partecipano anche Roberto Calderoli e Roberto Maroni, ha affermato: «Quelle cose sono piccole per noi. Noi dobbiamo andare avanti con il nostro progetto».
La Lega mostra in Veneto i muscoli dell’orgoglio padano per strappare definitivamente il cordone ombelicale dall’ex alleato Berlusconi in vista delle prossime amministrative, ma anche per scrollarsi di dosso i «personalismi» della fronda interna. Vale a dire che Flavio Tosi, per volontà di Umberto Bossi, potrà correre solo con i colori dell’ortodossia del Carroccio, non con una lista che porti il suo nome. A mettere la parola fine, almeno all’apparenza, ai propositi del sindaco di Verona ci pensa il senatur in persona, presiedendo a Sarego, nel vicentino, la riunione del Parlamento padano. «A Verona ci sarà solo la lista della Lega Nord» dichiara lapidario, spiegando che un’ipotesi diversa «sarebbe danneggiare la Lega». Mentre si dice certo, a parole, che le tensioni interne al Carroccio non deflagreranno in una rottura con l’ala più lontana dal ’cerchio magicò, di fatto lancia il guanto della sfida agli avversari. La risposta di Tosi, come sempre, è quella di uno scacchista consumato, tatticamente accorto e apparentemente impegnato a evitare lo scontro diretto. «Troveremo un accordo» dice glaciale al cartellino rosso che il senatur gli sventola sul muso, rimandando la resa dei conti al Consiglio federale della Lega. Si affanna a spiegare ai giornalisti che il no alla sua lista «non c’entra niente con queste amministrative» e che i motivi «sono altri», legati «a tensioni interne: c’è il congresso nazionale in vista».
A Padova, dove nel pomeriggio si tiene il Consiglio nazionale della Liga Veneta, ricorda che quella di Verona è «l’amministrazione più importante che va al voto ed è quella di maggior peso per la Lega». Dunque, di fronte all’obbligo di cancellare la sua lista personale, Tosi ammette di pensare all’ipotesi di ritirarsi dalla competizione elettorale: «Può essere ... Adesso valuterò cosa fare». Per guardare al suo futuro la Lega sceglie di ripescare nel passato, tanto più di fronte all’ipotesi di un Cavaliere pronto a lasciare la politica. «Se Berlusconi si ritira è risolto il problema...» dice Bossi sulle geometrie delle alleanze possibili. «Meglio - rincara, confermando che con l’attuale governo non c’è nessuna possibilità di dialogo - così diventeremo il partito di maggioranza assoluta al Nord».
Correre da soli «è una decisione giusta» anche per Roberto Maroni, soprattutto in questo momento, «con il PdL che è in maggioranza» mentre la Lega è all’Aventino. Tutto questo, però, non vuol dire, per l’ex ministro dell’Interno, che le alleanze regionali debbano essere sacrificate sull’altare del nuovo corso del Carroccio. Perche «ci sono persone serie» dice Maroni e soprattutto perchè «nel 2010 abbiamo corso con il Pdl e quell’impegno lo manteniamo». Anche Bossi lascia aperto uno spiraglio al dialogo con gli azzurri, soprattutto con Alfano: «dipende da quello che propone». Meno possibilista Roberto Calderoli, pronto a ripetere che la Lega non farà mai nessun accordo con forze politiche che sostengono l’attuale governo e a ricordare le parole di Bossi: «se verrà sostenuto il governo Monti la Lombardia e il suo governatore Formigoni vanno a casa».
La Lega mostra in Veneto i muscoli dell’orgoglio padano per strappare definitivamente il cordone ombelicale dall’ex alleato Berlusconi in vista delle prossime amministrative, ma anche per scrollarsi di dosso i «personalismi» della fronda interna. Vale a dire che Flavio Tosi, per volontà di Umberto Bossi, potrà correre solo con i colori dell’ortodossia del Carroccio, non con una lista che porti il suo nome. A mettere la parola fine, almeno all’apparenza, ai propositi del sindaco di Verona ci pensa il senatur in persona, presiedendo a Sarego, nel vicentino, la riunione del Parlamento padano. «A Verona ci sarà solo la lista della Lega Nord» dichiara lapidario, spiegando che un’ipotesi diversa «sarebbe danneggiare la Lega». Mentre si dice certo, a parole, che le tensioni interne al Carroccio non deflagreranno in una rottura con l’ala più lontana dal ’cerchio magicò, di fatto lancia il guanto della sfida agli avversari. La risposta di Tosi, come sempre, è quella di uno scacchista consumato, tatticamente accorto e apparentemente impegnato a evitare lo scontro diretto. «Troveremo un accordo» dice glaciale al cartellino rosso che il senatur gli sventola sul muso, rimandando la resa dei conti al Consiglio federale della Lega. Si affanna a spiegare ai giornalisti che il no alla sua lista «non c’entra niente con queste amministrative» e che i motivi «sono altri», legati «a tensioni interne: c’è il congresso nazionale in vista».
A Padova, dove nel pomeriggio si tiene il Consiglio nazionale della Liga Veneta, ricorda che quella di Verona è «l’amministrazione più importante che va al voto ed è quella di maggior peso per la Lega». Dunque, di fronte all’obbligo di cancellare la sua lista personale, Tosi ammette di pensare all’ipotesi di ritirarsi dalla competizione elettorale: «Può essere ... Adesso valuterò cosa fare». Per guardare al suo futuro la Lega sceglie di ripescare nel passato, tanto più di fronte all’ipotesi di un Cavaliere pronto a lasciare la politica. «Se Berlusconi si ritira è risolto il problema...» dice Bossi sulle geometrie delle alleanze possibili. «Meglio - rincara, confermando che con l’attuale governo non c’è nessuna possibilità di dialogo - così diventeremo il partito di maggioranza assoluta al Nord».
Correre da soli «è una decisione giusta» anche per Roberto Maroni, soprattutto in questo momento, «con il PdL che è in maggioranza» mentre la Lega è all’Aventino. Tutto questo, però, non vuol dire, per l’ex ministro dell’Interno, che le alleanze regionali debbano essere sacrificate sull’altare del nuovo corso del Carroccio. Perche «ci sono persone serie» dice Maroni e soprattutto perchè «nel 2010 abbiamo corso con il Pdl e quell’impegno lo manteniamo». Anche Bossi lascia aperto uno spiraglio al dialogo con gli azzurri, soprattutto con Alfano: «dipende da quello che propone». Meno possibilista Roberto Calderoli, pronto a ripetere che la Lega non farà mai nessun accordo con forze politiche che sostengono l’attuale governo e a ricordare le parole di Bossi: «se verrà sostenuto il governo Monti la Lombardia e il suo governatore Formigoni vanno a casa».
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