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lunedì 31 marzo 2014
sabato 29 marzo 2014
venerdì 28 marzo 2014
Gardin, rilancia la Repubblica Veneta.
Gardin, rilancia la Repubblica Veneta. così Busato, non è solo. Come dice fetri il Veneto se ne vuole andare. Così Sabato 29.3.2014, una delegazione del Governo Veneto incontrerà a Chiasso (Svizzera), alle ore 11.30, una rapprentanza politica del Canton Ticino per uno scambio di opinioni sulle questioni europee.
Alle ore 15 la delegazione farà ritorno a Venezia esibendo alle guardie di frontiera di Chiasso e Como il passaporto della ricostituita "Repubblica Veneta", come già fatto con successo nel giugno 2013.
Le polizie di frontiera approvavano per non aprire questioni sulla Repubblica Veneta.
Evidentemente la Serenissima continua a incutere rispetto!
Venezia 25.3.2014
Albert Gardin (Presidente del Governo Veneto)
Le polizie di frontiera approvavano per non aprire questioni sulla Repubblica Veneta.
Evidentemente la Serenissima continua a incutere rispetto!
Venezia 25.3.2014
Albert Gardin (Presidente del Governo Veneto)
Presidenza del Governo Veneto - via Pio X, 6 - Spresiano (Treviso)
governoveneto@gmail.com - cell. 338 8167955
governoveneto@gmail.com - cell. 338 8167955
Per saperne di più sul passaporto, guardare su facebook l'evento "passaporto REPUBBLICA VENETA"
lunedì 24 marzo 2014
venerdì 21 marzo 2014
VeneXia diventa indipendente da Italia?
VeneXia diventa indipendente da Italia?
La votazione on line, organizzata dai partiti indipendentisti locali, non è giuridicamente vincolante, ma mira a galvanizzare il supporto per un disegno di legge che chiede un referendum sulla regione Veneto dovrebbe dividere da Italia.
"Non vogliamo più essere parte di un paese che è andato al muro. Niente funziona più", ha detto Indipendenza Veneta coordinatore del partito Nicola Gardin.
"L'Italia è gravata da un enorme livello di debito pubblico, migliaia di aziende hanno chiuso, abbiamo perso il conto del numero di persone che hanno commesso il suicidio in Veneto", ha detto.
La regione paga circa 71 miliardi di euro (98 miliardi dollari) in tasse a Roma, 21000000000 € più di quanto riceve in investimenti e servizi.
Gli ultimi sondaggi mostrano che - di 3,8 milioni di persone aventi diritto al voto nella regione - circa il 60 per cento sono a favore dell'indipendenza.
Nonostante le proteste che un tentativo di dividere da Italia potrebbe essere incostituzionale, il governatore della regione Veneto ha detto ai media italiani che la secessione è un'opzione in base al diritto internazionale.
"La spinta per l'indipendenza viene dal popolo. Si tratta di una richiesta democratica nata dalla indifferenza di Roma", ha detto il governatore Luca Zaia Liberoquotidiano.
Il Veneto è oggi una delle aree più produttive e industrializzate d'Europa, con province come Vicenza e Treviso esportazione quanto il Portogallo o la Grecia insieme.
Una tassazione avvicina il 70% delle piccole e medie imprese (la quasi totalità dell'industria privata veneziana) hanno causato una forte recessione e la chiusura di diverse aziende negli ultimi anni.
Giovanni Pagotto contribuito a questo articolo.
La Voce della Russia
REFERENDUM PER L’INDIPENDENZA DEL VENETO
REFERENDUM PER L’INDIPENDENZA DEL VENETO
Procede in regione l’unico Progetto di Legge referendario n. 342 in materia di Indipendenza del Veneto.
La spinta verso l’Indipendenza del Veneto è inarrestabile perché voluta dalla maggior parte popolazione.
Anche se i soliti faziosi giornali italiani compiaciuti nella loro sapiente e ultra centenaria arte del “ mix and match “ cioè mescola e confondi, rappresentano noi Veneti alla stregua di una pittoresca variegata accozzaglia circense di “ venetisti “.
Ma davvero pensano che l’opinione pubblica dei veneti sia così facilmente controllabile e manovrabile ?
Del resto cosa ci si può aspettare da un’editoria statalista la cui sopravvivenza è legata a doppio filo dai finanziamenti pubblici e dagli stessi intrecci di potere dello stato con cui è nata ?
E che non si vuole assolutamente privare della Cassaforte “ Veneto “ ?
Procede in regione l’unico Progetto di Legge referendario n. 342 in materia di Indipendenza del Veneto.
La spinta verso l’Indipendenza del Veneto è inarrestabile perché voluta dalla maggior parte popolazione.
Anche se i soliti faziosi giornali italiani compiaciuti nella loro sapiente e ultra centenaria arte del “ mix and match “ cioè mescola e confondi, rappresentano noi Veneti alla stregua di una pittoresca variegata accozzaglia circense di “ venetisti “.
Ma davvero pensano che l’opinione pubblica dei veneti sia così facilmente controllabile e manovrabile ?
Del resto cosa ci si può aspettare da un’editoria statalista la cui sopravvivenza è legata a doppio filo dai finanziamenti pubblici e dagli stessi intrecci di potere dello stato con cui è nata ?
E che non si vuole assolutamente privare della Cassaforte “ Veneto “ ?
Articolo di oggi tratto dal Corriere della Sera, regione veneto.
VITTORIO FELTRI E IL REFERENDUM VENETO, MAGISTRALE!!
VITTORIO FELTRI E IL REFERENDUM VENETO, MAGISTRALE!!
Giù le mani dal referendum sul Veneto libero
Vittorio Feltri - Ven, 21/03/2014 - 07:47
commenta
Siamo alle solite. La Crimea ha deciso il proprio destino con un referendum: si distacca dall'Ucraina e si annette alla Russia per volontà popolare. Molti osservatori affermano che il plebiscito non è legittimo per vari motivi oscuri, e non si capisce perché la consultazione dovrebbe essere invalidata. Questo lo abbiamo già scritto. Se però ribadiamo il concetto, una ragione c'è: adesso anche la Catalogna andrà alle urne e così pure la Scozia; entrambe le regioni reclamano indipendenza. Che c'è di male? Nulla. Tanto è vero che nessuno protesta.
Nei Paesi evoluti è infatti riconosciuta ai cittadini la facoltà di contarsi allo scopo di stabilire dove andare e con chi. Ancora una volta debbo ricordare che l'autodeterminazione dei popoli non è un principio astratto, ma un dogma indiscutibile.
Le nazioni rischiano così di spezzettarsi? E chi se ne importa. Prima di tutto viene la libertà della gente di amministrare il proprio territorio come le garba. Ecco perché trasecoliamo nell'apprendere che il referendum via Web (www.plebiscito.eu) in corso dal 16 al 21 marzo nel Veneto, finalizzato a uno strappo della regione dall'Italia, sia considerato un'attentato all'unità del Paese. Ma quale attentato?
I veneti desiderano ardentemente andarsene per conto proprio, ovvero essere padroni in casa loro, rigettando il patto nazionale (peraltro mai sottoscritto)? Liberi di verificare alle urne se si tratta di un sentimento maggioritario o minoritario. Nel primo caso bisognerà prenderne atto e agire di conseguenza; nel secondo, pace amen, la situazione rimarrà quella attuale: cioè il Veneto resterà integrato nella penisola con capitale Roma. Dov'è il problema? Perché scandalizzarsi se una quota di (...)
Giù le mani dal referendum sul Veneto libero
Vittorio Feltri - Ven, 21/03/2014 - 07:47
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Siamo alle solite. La Crimea ha deciso il proprio destino con un referendum: si distacca dall'Ucraina e si annette alla Russia per volontà popolare. Molti osservatori affermano che il plebiscito non è legittimo per vari motivi oscuri, e non si capisce perché la consultazione dovrebbe essere invalidata. Questo lo abbiamo già scritto. Se però ribadiamo il concetto, una ragione c'è: adesso anche la Catalogna andrà alle urne e così pure la Scozia; entrambe le regioni reclamano indipendenza. Che c'è di male? Nulla. Tanto è vero che nessuno protesta.
Nei Paesi evoluti è infatti riconosciuta ai cittadini la facoltà di contarsi allo scopo di stabilire dove andare e con chi. Ancora una volta debbo ricordare che l'autodeterminazione dei popoli non è un principio astratto, ma un dogma indiscutibile.
Le nazioni rischiano così di spezzettarsi? E chi se ne importa. Prima di tutto viene la libertà della gente di amministrare il proprio territorio come le garba. Ecco perché trasecoliamo nell'apprendere che il referendum via Web (www.plebiscito.eu) in corso dal 16 al 21 marzo nel Veneto, finalizzato a uno strappo della regione dall'Italia, sia considerato un'attentato all'unità del Paese. Ma quale attentato?
I veneti desiderano ardentemente andarsene per conto proprio, ovvero essere padroni in casa loro, rigettando il patto nazionale (peraltro mai sottoscritto)? Liberi di verificare alle urne se si tratta di un sentimento maggioritario o minoritario. Nel primo caso bisognerà prenderne atto e agire di conseguenza; nel secondo, pace amen, la situazione rimarrà quella attuale: cioè il Veneto resterà integrato nella penisola con capitale Roma. Dov'è il problema? Perché scandalizzarsi se una quota di (...)
(...) cittadini invoca l'uso di uno strumento - il plebiscito - altamente democratico per stabilire se mantenere lo statu quo oppure se mutare registro? Forse che il Veneto vale meno della Catalogna o della Scozia e non può aspirare, a differenza delle altre due regioni, a essere autonomo rispetto al potere centrale?
Non ha senso dividere i popoli tra figli e figliastri; ciascuno di essi deve godere della facoltà di fare ciò che vuole, a condizione che non infranga le regole democratiche, delle quali il plebiscito è la principale. Ognuno ovviamente ha le proprie opinioni e non stupisce che voglia imporle ad altri attraverso il metodo del confronto, ma se alla fine dei dibattiti non c'è intesa, si ricorre al referendum, il cui esito è legge. Non c'è molto d'aggiungere.
Un tempo certi contenziosi si dirimevano con le guerre, non esisteva alternativa. Oggi si vota e vince la maggioranza. Chi non accetta il verdetto elettorale si pone fuori dal contesto civile, automaticamente, e non può pretendere di essere apprezzato. Il referendum in Veneto non ha nulla di eversivo e va accolto come una manifestazione di correttezza istituzionale. D'altronde, quella dei veneti non è neppure una ribellione scomposta; è la speranza di un ritorno all'antico, alla Repubblica cosiddetta Serenissima, le cui prerogative sono giustamente rimpiante, visto che all'epoca del suo fulgore i «sudditi» si trovavano, con il Doge, meglio che con Matteo Renzi e affini, probabilmente.
Lasciate che i veneti si facciano la loro vita lontano da Roma, e che altri, per esempio campani e calabresi, si facciano la loro ai piedi della Città Eterna. Vedremo chi camperà di più e più comodamente.
Non ha senso dividere i popoli tra figli e figliastri; ciascuno di essi deve godere della facoltà di fare ciò che vuole, a condizione che non infranga le regole democratiche, delle quali il plebiscito è la principale. Ognuno ovviamente ha le proprie opinioni e non stupisce che voglia imporle ad altri attraverso il metodo del confronto, ma se alla fine dei dibattiti non c'è intesa, si ricorre al referendum, il cui esito è legge. Non c'è molto d'aggiungere.
Un tempo certi contenziosi si dirimevano con le guerre, non esisteva alternativa. Oggi si vota e vince la maggioranza. Chi non accetta il verdetto elettorale si pone fuori dal contesto civile, automaticamente, e non può pretendere di essere apprezzato. Il referendum in Veneto non ha nulla di eversivo e va accolto come una manifestazione di correttezza istituzionale. D'altronde, quella dei veneti non è neppure una ribellione scomposta; è la speranza di un ritorno all'antico, alla Repubblica cosiddetta Serenissima, le cui prerogative sono giustamente rimpiante, visto che all'epoca del suo fulgore i «sudditi» si trovavano, con il Doge, meglio che con Matteo Renzi e affini, probabilmente.
Lasciate che i veneti si facciano la loro vita lontano da Roma, e che altri, per esempio campani e calabresi, si facciano la loro ai piedi della Città Eterna. Vedremo chi camperà di più e più comodamente.
Busato in piaza «Sen un cor sol, sen un sol popolo»
Busato in piaza «Sen
un cor sol, sen un sol popolo»
I Video da Piazza dei Signori
L'ideatore Busato: «Siamo gli eredi della Serenissima»
«I sì sono stati 2 milioni 102mila 969, pari all'89%,
i no 257.276, pari al 10,9% dei votanti»
TREVISO - Stasera in Piazza dei Signori a Treviso laproclamazione unilaterale di indipendenza del Veneto dall'Italia. Gli indipendentisti avevano annunciato questo passo se si fosse raggiunta la quota di 2 milioni di voti al referendum online su plebiscito.eu. I voti conteggiati sono stati due milioni 360.235, pari al 73,2% degli aventi diritto al voto in veneto; i sì all'indipendenza due milioni 102.969, pari all'89% dei votanti, i no 257.276 (10,9%). L'organizzazione ha fornito anche il dato dei voti ritenuti 'non validi', 6.615 (0,29%).
Ma c'era anche un'altra dichiarzione, rilasciata proprio a Gazzettino.it, dal promotore dell'iniziativa e ideatore del sito, Gianluca Busato: insieme alla dichiarazione di indipendenza sarebbe scattata l'esenzione dalle tasse italiane per tutti i cittadini del Veneto. Impresa di assai difficile realizzazione, stasera dalla piazza arriverà forse una risposta a quanto seria e praticabile fosse tale proposta o se si trattasse solo di propaganda per invogliare i cittadini al voto online.
Intanto in Piazza dei Signori sono arrivati i primi sostenitori e le prime bandiere, lo spazio è stato via via riempito ma non sembra esserci l'ombra di un politico: l'appuntamento era stato fissato per le 19 ma è slittato.
Gianluca Busato è salito sul palco intorno alle 19.30, acclamato dalla folla. «Non confondiamo una nazione con una persona, semo tutti un cuor solo, semo tutti un solo popolo»: sono queste le prime parole di Gianluca Busato, ex leghista che ha attraversato negli anni tutti i movimenti venetisti, ottenendo sempre scarsi risultati elettorali quando si è candidato. Ma stavolta sembra aver fatto centro con l'idea del referendum e del sito Plebiscito.eu.
Busato acclamato dalla folla (video PhotoJournalist)
«Noi siamo gli eredi della Serenissima - e ancora -. È la primavera veneta», ha affermato un Busato, sostenendo che quella per l'autodeterminazione del popolo veneto «è una battaglia di civiltà». Dalla folla si è intanto levato il grido «San Marco! San Marco!».
In piazzo l'urlo «San Marco!» (video PhotoJournalist)
I NUMERI
Il referendum on line per l'indipendenza del Veneto dall'Italia ha conteggiato 2 milioni 360mila 235 voti, pari al 73% del corpo elettorale regionale. I sì sono stati 2 milioni 102mila 969, pari all'89%, i no 257.276 (10,9%). Sono i numeri della consultazione comunicati poco fa in piazza dei Signori a Treviso dai promotori.
Manca poco alle 21 e Busato legge la dichiarazione di indipendenza di fronte alla folla di sostenitori. «Quando la testimonianza della storia viene convocata dal tribunale del presente come retaggio e forte voce di libertà e modello di serenità e giustizia. Quando un popolo invoca il diritto di autodeterminazione come diritto naturale e fondamentale dell'individuo e che da questi si estende alla famiglia, alla comunità e alla nazione....».
La proclamazione (video PhotoJournalist)
Ma c'era anche un'altra dichiarzione, rilasciata proprio a Gazzettino.it, dal promotore dell'iniziativa e ideatore del sito, Gianluca Busato: insieme alla dichiarazione di indipendenza sarebbe scattata l'esenzione dalle tasse italiane per tutti i cittadini del Veneto. Impresa di assai difficile realizzazione, stasera dalla piazza arriverà forse una risposta a quanto seria e praticabile fosse tale proposta o se si trattasse solo di propaganda per invogliare i cittadini al voto online.
Intanto in Piazza dei Signori sono arrivati i primi sostenitori e le prime bandiere, lo spazio è stato via via riempito ma non sembra esserci l'ombra di un politico: l'appuntamento era stato fissato per le 19 ma è slittato.
Gianluca Busato è salito sul palco intorno alle 19.30, acclamato dalla folla. «Non confondiamo una nazione con una persona, semo tutti un cuor solo, semo tutti un solo popolo»: sono queste le prime parole di Gianluca Busato, ex leghista che ha attraversato negli anni tutti i movimenti venetisti, ottenendo sempre scarsi risultati elettorali quando si è candidato. Ma stavolta sembra aver fatto centro con l'idea del referendum e del sito Plebiscito.eu.
Busato acclamato dalla folla (video PhotoJournalist)
«Noi siamo gli eredi della Serenissima - e ancora -. È la primavera veneta», ha affermato un Busato, sostenendo che quella per l'autodeterminazione del popolo veneto «è una battaglia di civiltà». Dalla folla si è intanto levato il grido «San Marco! San Marco!».
In piazzo l'urlo «San Marco!» (video PhotoJournalist)
I NUMERI
Il referendum on line per l'indipendenza del Veneto dall'Italia ha conteggiato 2 milioni 360mila 235 voti, pari al 73% del corpo elettorale regionale. I sì sono stati 2 milioni 102mila 969, pari all'89%, i no 257.276 (10,9%). Sono i numeri della consultazione comunicati poco fa in piazza dei Signori a Treviso dai promotori.
Manca poco alle 21 e Busato legge la dichiarazione di indipendenza di fronte alla folla di sostenitori. «Quando la testimonianza della storia viene convocata dal tribunale del presente come retaggio e forte voce di libertà e modello di serenità e giustizia. Quando un popolo invoca il diritto di autodeterminazione come diritto naturale e fondamentale dell'individuo e che da questi si estende alla famiglia, alla comunità e alla nazione....».
La proclamazione (video PhotoJournalist)
giovedì 20 marzo 2014
la Vénétie prépare son indépendance
Comment la Vénétie prépare son indépendance
Ce n’est pas pour demain, mais mieux vaut se préparer dès maintenant. Depuis le 16 mars et jusqu’au 21, les habitants de Venise et de sa région sont invités à répondre par Internet à la question suivante: « Voulez-vous que la Vénétie devienne une République indépendante et souveraine ? » Selon le site www.plebiscito.eu qui organise cette consultation, près de 1,5 millions de personnes personnes avaient déjà pris part, le 20 mars, à ce scrutin purement consultatif. Une manifestation pour l'indépendance est prévue dimanche à Padoue. Les organisateurs comptent sur des dizaines de milliers de participants.
Surfant sur le succès de cette initiative, et sur la foi de certains sondages, soulignant que le sentiment indépendantiste serait soutenu par 60 % des habitants de Vénétie, le gouverneur de la région, Luca Zaia, membre de la Ligue du Nord, est prêt de son côté à faire voter un projet de loi d’indépendance qui pourrait à son tour conduire à un référendum d’autodétermination sur le modèle de ceux prévus en Écosse et en Catalogne. « Ce n’est pas un parcours facile », concède-t-il anticipant déjà les recours que ne manquerait pas de déposer l’Etat italien. « Le droit international va nous donner raison », assure-t-il.
Mais qu’ont donc les Vénitiens, rattachés au Royaume d’Italie en 1866, pour vouloir revenir aux temps où la République de Venise — dite la Sérénissime — était une des grandes puissances économiques européennes, avant que Napoléon ne précipite sa chute en 1797 et la fasse passer, par le traité de Campo-Formio, sous souveraineté autrichienne ? Sont-ils nostalgiques de leurs doges? Passéistes ? Folkloriques ?
« Non, explique crûment un des responsables du scrutin, nous ne voulons plus faire partie d’un pays où rien ne marche et qui va droit dans le mur. » Sur le site plebiscito.eu, dans la partie intitulée « les raisons de voter oui » (celle consacrée aux raisons de voter non est encore vide à ce jour) on peut lire : « L’indépendance est désormais évidente. L’alternative, c’est la mort dans une Italie repliée sur elle-même. » Une analyse pas très éloignée de celle de Beppe Grillo qui, sur son blog, invite à retrouver "l'identité des Etats millénaires comme la République de Venise ou le Royaume des Deux Siciles"
« Rome continue de nous regarder avec morgue »
De passage à Rome, mardi, devant l’association de la presse étrangère, M. Zaia a tenté d’étayer la viabilité de ce projet. Economiquement, soutient-il, la Vénétie, ses cinq millions d’habitants et ses 700 000 artisans et petites entreprises — « des héros » précise-t-il — sont tout à fait en mesure de survivre hors de l’Italie. Selon lui, la région paie 71 milliards d'euros d'impôts à l’Etat, soit 21 milliards de plus que ce qu'elle reçoit en investissements et services. Les 581 communes ont un budget équilibré et « pas un élu n’est l’objet d’une enquête judiciaire ». Enfin 7 habitants sur 10 parlent le vénitien. « Pourtant, déplore-t-il, Rome continue de nous regarder avec morgue, comme si nous étions aux frontières de l’empire. »
Paradoxe : c’est alors que la Ligue du Nord qui portait les revendications de sécession puis d’autonomie de l’Italie septentrionale — la mythique Padanie — a subi le plus grand flop de son histoire aux élections de février 2013 (un peu plus de 4 % des voix), que ressurgit la poussée indépendantiste. Du coup, le parti cherche à récupérer cette revendication qu’il avait oubliée en organisant également une consultation.
« On nous a refusé l’autonomie, nous avons essayé la voie du fédéralisme, analyse le gouverneur. On nous a refusé le fédéralisme, nous demandons l’indépendance. »Reste à trouver un nom à cette nouvelle République encore dans les limbes. Luca Zaia, qui portera ce projet aux élections régionales de 2015, assure n’y avoir pas pensé.
Veneto, un milione vota: via dall’Italia
TORINO - CUNEO - AOSTA - ASTI - NOVARA - VCO - VERCELLI - BIELLA - ALESSANDRIA - SAVONA - IMPERIA e SANREMO | VOCI DI: MILANO - ROMA |
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POLITICA
20/03/2014 - LA PARTITA DEL VOTO
Veneto, un milione vota: via dall’Italia
Domani i risultati simbolici di un referendum indipendentista, ma naturalmente non ha valore legale
Una recente manifestazione per la secessione organizzata a Venezia
+ Trieste, il mito del Territorio Libero ANDREA LUCHETTA
+ Di Battista: il M5S sopra il 26% e possiamo sfondare il 30 JACOPO IACOBONI
+ “Sì al Cantone Sardegna” Gli svizzeri sognano il mare NICOLA PINNA
DAVIDE LESSI
TREVISO
L’ora “x” è fissata. «Domani alle 18 dichiariamo la secessione», dicono convinti. Come in Crimea anche in Veneto da domenica scorsa si sta votando il referendum per l’indipendenza. Dall’Italia, da «Roma ladrona», da uno Stato che «continua a mungere» una vacca che, dopo la crisi, tanto grassa non lo è più: secondo i dati di Unioncamere, diffusi ieri, il Pil regionale è tornato ai livelli di tredici anni fa. E allora via, si vota. Poco importa che farlo non abbia nessun valore legale.
«Siamo già 1 milione e 307 mila», dicono con toni trionfali da Plebiscito.eu, il comitato che ha organizzato la consultazione. Il quesito principale è: «Vuoi tu che il Veneto diventi una Repubblica Federale indipendente e sovrana?». A ieri hanno risposto, secondo i dati degli organizzatori, «il 35,02 per cento degli aventi diritto» in Veneto. Pur ammettendo qualche “abuso”, un’enormità. Si vota online sul sito del comitato ma anche nei gazebo allestiti nelle sette province.
Un voto più complesso di quello di Simferopoli, insomma. Ma l’accostamento, Veneto-Crimea, suggestiona tanti. «Dal Canal Grande al balcone di Giulietta un “sì” per tagliare i legami con Roma», il titolo da cartolina scelto da The Independent. Venezia, tolto qualche simbolo identitario - come il leone di San Marco -, non c’entra. Ne è convinto il politologo Paolo Feltrin. «La Serenissima la conoscono in pochi, ma dentro ogni veneto c’è un secessionista filo-austriaco», dice sorridendo. Poi torna serio: «Questo è l’ennesimo segnale di insofferenza, di malessere».
Non è un caso che tra gli elettori ci siano “forconi” del comitato 9 dicembre, leghisti fuoriusciti, i delusi dal Movimento 5 Stelle e da Forza Italia. Il popolo del Nordest, insomma: commercianti, imprenditori, partite iva, artigiani «tartassati». Ma anche giovani laureati, disoccupati e cassaintegrati. In tempi di crisi le «piccole patrie», in Sardegna come a Trieste, diventano opportunità. «Sono viste come modelli efficienti», conferma Feltrin. Gli industriali annuiscono. «La colpa non è di chi organizza il referendum per l’indipendenza ma di chi, al governo, non ha saputo dare risposte», dice l’imprenditore Massimo Colomban.
Che il malessere ci sia, e alto, l’ha ben capito Grillo che, solo pochi giorni fa, ha pubblicato sul suo blog la piantina dell’Italia divisa in macroregioni. La Lega, dopo anni al governo regionale e nazionale, questa volta è costretta a rincorrere. «Il popolo va rispettato», ha detto ieri a Roma il governatore Luca Zaia ai cronisti stranieri. Con un occhio rivolto a loro, l’altro a maggio quando ci sarà un referendum legale: il voto europeo.
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