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mercoledì 4 aprile 2012

Residenti a Cerea e Legnago i "SINTI" indagati.

da PRIMO WEB
jurnal
Legnago

Hanno razziato almeno cinquanta ville in tutto il Veneto. Al ritmo anche di 5-6 colpi al giorno, da Rovigo a Venezia, da Padova a Verona, da Vicenza a Treviso, a Mantova. Una vera associazione a delinquere sgominata ieri mattina da un blitz della Squadra Mobile di Verona, appoggiata dai colleghi di Padova e Treviso e dal Reparto regionale di Contrasto al crimine della Polizia di Stato, con l’arresto di 10 sinti (due ai domiciliari), un latitante, ed altre 13 persone denunciate a piede libero, tra cui un gioielliere veronese che dovrà rispondere di ricettazione. Quasi tutti gli zingari indagati erano residenti nel Veronese, in particolare tra Cerea e Legnago, in appartamenti e campi nomadi. Solo due erano di Padova ed uno di Treviso (quest’ultimo già in carcere).


Le indagini della Mobile veronese, guidata da Giampaolo Trevisi, sono iniziate a febbraio 2010 a seguito di un escalation di denunce per furti in ville, in prevalenza isolate. Per il momento, infatti, alla banda sono stati ascritti una cinquantina di colpi, ma sarebbero molti di più vista la loro organizzazione ed il numero di furti che erano in grado di mettere a seno in un giorno.
I poliziotti sono partiti mettendo sotto controllo alcuni sospettati,. Infatti, quasi tutti i componenti della banda hanno dei precedenti per furto. Un mese di intercettazioni telefoniche ma anche di pedinamenti e di controlli via satellite, posizionando dei trasmettiti “gps” sulle auto dei sospettati. In questo modo, gli inquirenti sono riusciti a risalire ai fili di tutta la banda che vedrebbe come capo Lucio Gabrielli, In totale, sono così state controllate ed identificate 24 persone che a vario titolo hanno preso parte all’associazione a delinquere. C’era chi si occupava dei sopralluoghi, chi faceva il palo, chi compiva il furto e chi si occupava di vendere subito la refurtiva. Dell'organizzazione facevano parte anche alcune donne che partecipavano attivamente ai furti, introducendosi spesso nelle case di persone anziane con scuse varie: dall’essere stata mandata dal Comune per fare le pulizie o dal far parte di fantomatiche associazioni di assistenza.
«È stata un indagine difficile perché la banda cambiava spesso telefonini, auto, residenza e parlavano tra di loro con la lingua Sinta, tanto che ci siamo costruiti un piccolo vocabolario per cercare di capire cosa si stessero dicendo», sottolinea Trevisi, dirigente della Mobile veronese

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