LETTERA APERTA ALLA GENT.MA ASSESSORE ALLA TOPONOMASTICA. Gent.ma Assessora Dr.ssa Tiziana Agostini , con tutto il rispetto possibile, non stiamo qui a disquisire sulla "n" o "m" anche se interessante a livello fonologico. E' chiaro che la lingua veneta ha caratteristiche ampiamente diverse dalla lingua italiana, anche se di comune ceppo. In realtà, a mio modo di vedere, è profondamente errato prendere a riferimento un documento scritto in italiano sgrammaticato (i Cattastici). Si identifichi per un momento con un cittadino veneziano del 1786: chi scriveva o pronunciava "parrucchetta", "terrà" "salizzada"?. In questo modo si crea una nuova lingua che non ha senso. Meglio, molto meglio, anzi obbligatorio prendere a riferimento il noto vocabolario stampato "Boerio", se desidera con alcune minime eccezioni consolidate e accettate a livello linguistico e dalla tradizione popolare. Mi dica gent.ma Assessore, ma lei per scrivere in italiano usa un vocabolario della lingua italiana o cos'altro?. Non è una questione politica, è solo una questione culturale, ammesso che esista una cultura veneta. Omologare, mistificare, sostituire, interpretare sono tutti esercizi che non possono essere accettati in un libero contesto. A meno che lei non consideri il veneziano ed il veneto sistemi linguistici secondari rispetto all'italiano standard: in questo caso ognuno può liberamente sostituire, calpestare, vezzeggiare perchè privo di propria dignità culturale. In quest'ultimo caso le confesso però che mi sento profondamento offeso e calpestato nella mia origine e cultura veneta. Per me la Venethia rappresenta una delle migliori culture al mondo dotata di immensa dignità derivata anche dalla sua millenaria storia. Cordialità
di: Nicola Busin
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